“Il Principe e la Rosa”

Festival Corpi in Movimento

Sabato 10 ottobre h. 11:00 – Palazzo di Città – Sassari

“Il Principe e la Rosa”

MovimentoInActor TeatroDanza Consorzio Coreografi Danza d’Autore
con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali del Turismo della Regione Toscana e del Comune di Pisa

Regia e coreografia: Flavia Bucciero

Danzatori/interpreti: Daniele Del Bandecca (Antoine de Saint Exupery), Silvia Franci (Consuelo, aviatore), Sabrina Davini (il Piccolo Principe), Laura Feresin (Nelly de Vogue, aviatore)

Musiche: Darius Milhaud, Woody Herman, E. Colombo (esegue dal vivo)

Immagini Video: Giulia Gerace

Disegno luci: Riccardo Tonelli

Costumi a cura di Fondazione Cerratelli.

“…Mia diletta piuma d’oro. Soffia un gran vento che solleva la sabbia. Tutto il deserto avanza e non ha alcuna forma. Tu dormi a duemila chilometri da me in una villa davvero in pace, ma io ascolto attraverso le assi della nostra baracca gli antichi lamenti che ogni folata di sabbia smuove” da una lettera del 1931 di Antoine de Saint Exupéry a sua moglie Consuelo.

“Il Piccolo Principe” è uno dei libri più conosciuti e amati nel mondo, meno nota è invece l’esistenza appassionata e appassionante del suo autore Antoine de Saint Exupery e di sua moglie Consuelo. Eppure, le analogie fra il libro, i personaggi, le vicende che lo popolano e la loro esperienza di vita è impressionante. Sembra che nella sua opera l’autore abbia voluto ergere a simbologie universali alcune delle sue vicende esistenziali più significative. In questo spettacolo, il suo personaggio (il Piccolo Principe) diviene interlocutore privilegiato del suo immaginario, molto prima ancora che Sain Exupery lo creasse effettivamente nel 1943, quasi fosse l’ispiratore della sua stessa vita, fino a presagirne addirittura la fine.

Nomade, nel profondo del suo essere, Antoine de Saint Exupéry, autore di uno dei libri più tradotti e diffusi nel mondo “Il Piccolo Principe” e aviatore, in quei primi decenni del ‘900, in cui viaggiare significa ancora assumersi dei rischi, considera il viaggio, il percorso, l’attraversamento come unica forma di vita possibile. È nello stare in bilico fra realtà diverse e nel non appartenere a nessuna completamente, che sta la sfida della sua breve esistenza, consumata tra scrittura, viaggi, amori. Nel ’30 Antoine conosce Consuelo Suncin, scrittrice e artista salvadoregna, vedova dello scrittore e giornalista Enrique Gomez Carrillo, un colpo di fulmine, la sposerà l’anno successivo. La loro tormentata esistenza, tra tradimenti, separazioni, riconciliazioni, guerra, si svolge in un ambiente di artisti e intellettuali, tra il sud della Francia, Parigi, l’Argentina, New York, il San Salvador, il nord-Africa. Solo l’esperienza del viaggio e dell’allontanamento dà un senso al ritorno e al ritrovamento, dà corpo alla passione che vivrà nei confronti della moglie, fino alla fine della sua breve e inquieta esistenza. E sarà proprio in uno dei suoi ritorni, durante gli anni della Seconda guerra mondiale, a New York, in uno dei suoi entre-acte tra un viaggio e l’altro, accanto alla sua musa Consuelo, che nascerà il capolavoro “Il Piccolo Principe”, qualche tempo prima di morire, abbattuto in volo nel ’44 da un aereo militare tedesco, al largo di Marsiglia. La vicenda di Tonio e Consuelo ci appare con tratti di grande modernità: la dimensione globale e multiculturale nella quale si dispiega la loro esistenza. La frammentarietà e precarietà della loro storia affettiva e del loro amore, che al tempo stesso si caratterizza come legame forte e inscindibile. Su tutto questo, lo sguardo infantile, tanto caro a Saint Exupery, che attraverso un piccolo principe, quello che alberga in ciascuno di noi, trova la chiave di volta per ergersi al di là dell’assurdità dell’esistenza e trovarne un senso. La costruzione coreografica legge la vicenda biografica dei due artisti in controluce con la dimensione astratta e simbolica dell’opera di Antoine de Saint Exupery “Il Piccolo Principe”. I due registri e livelli di sviluppo dello spettacolo, quello realistico e quello fantastico si contaminano reciprocamente, entrando l’uno nell’altro.