Rassegna DonnaDanza del CDTM Circuito Campano della Danza

Domenica 11 aprile

MovimentoInActor Teatrodanza/Con.Cor.D.A. presenta “Mozartanz – Le Sorelle” – Domenica 11 aprile h. 20:00 – Sala Grande, Teatro Nuovo – Napoli.

Regia e coreografia: Flavia Bucciero

Musica: W.A. Mozart, quintetto per clarinetto e archi in la maggiore K 581 Stadlerquintett

Danzatrici/interpreti: Flavia Bucciero, Sabrina Davini, Silvia Franci

Disegno luci: Riccardo Tonelli

Coproduzione: MiBAC, Con.Cor.D.A. (Consorzio Coreografi Danza d’Autore).

Danzare Mozart, vuol dire giocare con Mozart. La sua musica sembra sgorgare in maniera naturale e facile come da una sorgente d’acqua inesauribile. La gioia di vivere vibra nelle sue note, più grande e più nobile di qualsiasi dolore, perché si erge sopra di esso e lo trascende. Una sorridente armonia emana dalle sue composizioni, più vera di ogni scomposta tragedia, la dimensione ludica e sensuale convive con la consapevolezza della fragilità della vita e dei sentimenti. Sulla trama della musica di Mozart si sviluppa il rapporto amore-odio fra due giovani donne tra giochi, competizioni, dispetti. A risolvere il conflitto tra le due sorelle, interverrà la madre, figura super partes, tanto amorevole quanto surreale. Il rapporto fra la Signora e le due giovani si nutre di atmosfere ispirate a “Le Serve” di J.Genet.

Compagnia Francesca Selva/Con.Cor.D.A presenta “Ferita” – Domenica 11 aprile h. 21:15 – Sala Grande, Teatro Nuovo – Napoli.

Musiche: Shainko, Brian Eno

Coreografie: Francesca Selva

Interpreti: Silvia Bastianelli, Stefania Bucci

Consulenza musicale: Cinzia Caudai

Recorder: Valerio Pasquini

Organizzazione e messa in scena: Marcello Valassina

Coproduzione: MiBAC, Con.Cor.D.A. (Consorzio Coreografi Danza d’Autore).

Lo spettacolo nasce dall’urgenza di denuncia di una comune noncuranza, complice nel perpetuare situazioni e sistemi legati al potere inammissibili. L’Africa (la madre primordiale) in questo caso è solo un pretesto per identificare una realtà di emarginazione spesso a noi vicina, simbolo della figura della donna sfruttata, illusa dal miraggio dei falsi bisogni e vittima dell’indifferenza, di una mancanza di indignazione civile, di un vuoto culturale sempre più preoccupante.