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Produzione: 2007

Regia e coreografia: Flavia Bucciero

Musica originale dal vivo:Eugenio Colombo (sassofoni e flauti), Luca Spagnoletti (flauto e sintetizzatori)

Assistente coreografa:Alessandra Pugliese

Danzatori / interpreti:(Compagnia Movimentoinactor): Hammadi Ignazio Nurra, Hamtudo Cristian Ponzi, Demburu Franco Corsi, Kaidara, camaleonte, scorpione Alessandra Pugliese, pipistrello, otarda, vecchio cencioso Chiara Fiaschi

Scenografia:Delio Gennai

Disegno Luci:Riccardo Tonelli

Immagini:Gian Michele Bachini e Massimiliano Turini

Costumi:Lucia Castellana

Allestimento:Fondazione Teatro Pisa

Collaborazione alla realizzazione scenografica:Laboratorio scenotecnico Fondazione Teatro di Pisa

Cercando Kaidara

Comune di Montopoli, Provincia di Pisa, Movimentoinactor Teatrodanza, IMAIE in collaborazione con Fondazione Teatro di Pisa

Lo spettacolo è liberamente ispirato al romanzo Kaidara dell’autore del Mali Amadou Hampaté Ba. La produzione vede collaborare insieme diversi artisti provenienti da ambiti differenti, impegnati a costruire un lavoro multimediale originale.

Il tessuto del romanzo e dello spettacolo si sviluppa intorno al viaggio iniziatico di tre personaggi: Hammadi, Hamtudo, Demburu che si inoltrano nel loro percorso come in un labirinto disseminato di ostacoli e di simboli da decifrare. L’obiettivo è il raggiungimento di Kaidara, la suprema aspirazione, la divinità, l’invisibile, colui che possiede la conoscenza e che può trasmetterla. Nel viaggio i tre incontrano simboli, interpretabili ciascuno per un significato diurno e un altro notturno, uno positivo e l’altro negativo (il pipistrello, ad esempio, che di notte sa orientarsi e avverte i pericoli, ma di giorno è inattivo e impotente) di cui lo stesso Kaidara rivelerà, alla fine, l’arcano. Solo Hammadi, fra i tre compagni, obbediente ai consigli di un vecchio pidocchioso e repellente, riuscirà a concludere il viaggio e ad ottenere la conoscenza. I suoi compagni, invece, irretiti dal potere e dalla ricchezza, periranno miseramente.

Tutte le culture del mondo possiedono una letteratura di viaggi iniziatici, in particolare i racconti mitologici delle terre mediterranee. Il contenuto del racconto “Kaidara” colpisce per la sua essenzialità, per il suo far riferimento a valori e simbologie primarie.

La coreografa e regista Flavia Bucciero intende, da una parte, mettere in luce il tessuto simbolico del viaggio attraverso deserti, montagne, foreste, in cui i tre personaggi vengono sottoposti a una serie di prove, d’altra parte intende creare un contrappunto a tale universo poetico, grazie al percorso di immagine creato da Massimiliano Turini e Gian Michele Bechini. I due videoartisti costruiscono a loro volta un viaggio fatto di immagini attraverso le asperità dell’universo africano, filtrato attraverso un viraggio ed una manomissione: tecniche video e di grafic-computer ne modificano i contorni, i colori, la percezione. L’atrocità del reale subisce, in tal modo, una sorta di cortocircuito della mente.

L’universo dell’immaginario, della leggenda, dei simboli facente parte del lato diurno e positivo della cultura africana, trova così contrapposizione nella durezza del quotidiano che ne rappresenta il lato oscuro.

L’artista Delio Gennai, con il suo contributo scenografico, amplifica l’aspetto simbolico della narrazione, costruendo solidi di diverse forme e dimensioni, bianchi e neri, ispirati all’arte africana. La composizione musicale originale, eseguita dal vivo, di Eugenio Colombo (sassofoni e flauti) e Luca Spagnoletti (flauto e sintetizzatori) è caratterizzata dalla linearità melodica delle musiche modali e dalla tensione espressiva del jazz. Territori sonori apparentemente lontani si fondono in un repertorio che conserva come linea guida sonorità mediterranee.

Penetrare in un universo sconosciuto, fatto di segni arcani, sentire poco a poco vibrare dentro di noi corde e canali di ricezione che non pensavamo di possedere. Questo ha significato addentrarci nel racconto di tradizione orale peul “Kaidara”, messo in forma scritta e letteraria dallo scrittore del Mali Amadou Hampaté Ba. Decifrare simboli, anche alla luce di similitudini e risonanze con le nostre leggende e mitologie mediterranee, intraprendere assieme ai tre protagonisti un viaggio che è al tempo stesso fuori e dentro se stessi, riconoscersi così diversi e al tempo stesso così vicini. Un immaginario che proviene da una tradizione di un popolo nomade: i peul, discendenti da un’antichissima stirpe del Sahara o addirittura, come ipotizza Hampaté Ba, provenienti dal Medio Oriente. Cosa potrebbe esserci, apparentemente, di più distante da noi?

Eppure, ancora una volta, ci sostiene e ci aiuta a capire, essere popolo mediterraneo, essere adusi alle relazioni, ai contatti, agli scambi. Riconoscere che anche noi siamo frutto di mescolanze di popoli migranti, giunti nella nostra penisola. Se solo ci fermiamo a riflettere sui risultati di studi e ricerche che avvalorano l’ipotesi che gli Etruschi siano giunti dall’Anatolia, riscontrando grandi similitudini genetiche tra popolazioni, oggi molto lontane, come le nostre e quella turca. Riconoscere che la nostra unica appartenenza risiede nel genere umano. I nostri confini si spostano sempre più in là, per fondersi in questo bacino mediterraneo, conca di acque, provenienti da mille rivoli, crogiuolo di incroci.

E, allora, addentriamoci assieme in questo viaggio iniziatico, viaggio di conoscenza. Riscopriamo l’attraversamento, il percorso, come strumenti per attivare nuove percezioni, nuovi significati, facendo riferimento alla parte nostra più ancestrale, riscoprendo il senso del mistero che ha da essere ancora rivelato.

Flavia Bucciero

Argomento

Tre giovani uomini: Hamtudo, Demburu e Hammadi si incontrano a un crocevia e decidono di intraprendere insieme un viaggio, alla ricerca di Kaidara, l’assoluto, la suprema aspirazione. La direzione gli viene indicata dalla pietra angolare. Il viaggio, attraverso deserti, foreste, villaggi è faticoso e accidentato, i tre soffrono stanchezza, sete, fame. Nel percorso , i protagonisti incontrano dei simboli che si caratterizzano ciascuno per un significato positivo e l’altro negativo. Il camaleonte (…conoscere e poi tacere preserva dalle calamità), il pipistrello (…nell’oscurità della notte, distinguo), lo scorpione (…la gravidanza segno di accrescimento per ogni altro essere, per me vuole dire decesso), l’otarda (…nulla mi potrebbe allontanare dalla terra, nulla mi impedisce di librarmi un po’ nell’aria), gli alberi complementari (…ognuno ha ciò che all’altro manca: uno è frondoso quando l’altro è spoglio). Finalmente incontrano Kaidara che consegna a ciascuno di loro delle ricchezze. Hammadi userà il suo oro per ricevere un consiglio da un vecchio pidocchioso: “ non viaggiare in una notte invernale” che gli varrà la salvezza. I due compagni, invece, aspirano ad usare la ricchezza per conquistare il potere o per moltiplicare i beni. Hamtudo e Demburu decidono di mettersi in cammino per giungere al più presto ai luoghi di provenienza. Hammadi, memore del consiglio del vecchio, si rifiuta di mettersi in viaggio di sera. I due compagni spariscono in un violento temporale, che si scatena durante la notte. Hammadi ritorna al villaggio, dove diventa re. Kaidara giunge alla sua dimora, sotto mentite spoglie, come supremo dono per la saggezza da lui mostrata e per la sua sincera sete di conoscenza, gli rivela il significato dei simboli.

Spettacolo in distribuzione

Realizzato con il contributo di IMAIE