Il Grande Vetro

“Il Minotauro infranto”

“…La struttura dello spettacolo è ferrea. Otto “canzoni”, rappresentative di altrettante macrosequenze narrative, si intrecciano con la realizzazione coreografica legata dagli eventi narrati. L’intento di Flavia Bucciero (autrice del soggetto, coreografa e danzatrice) è stato quello di utilizzare l’evento mitologico per spingere lo spettatore alle radici di se stesso, dei suoi comportamenti, coinvolgendolo in un’azione di autoriflessione. Il labirinto è il simbolo delle volute cerebrali e, più in astratto della nostra attività raziocinante (…). Lo spazio è l’elemento catalizzatore di tutte le tensioni interne e formando un piano unico palcoscenico/spettatori, l’intenzione che ricerca il coinvolgimento e la complicità del pubblico è subito esternata(…). Eugenio Colombo, autore delle musiche originali, alterna nelle diverse canzoni elementi stilistici di ferrea logica post tonale a elementi tardoromantici (…) i pannelli mobili, trasparenti e specchianti, che delimitano gli spazi labirintici in cui si muovono il Minotauro, Arianna, i giovinetti, Teseo, e altri elementi fortemente narranti come le luci, dai colori con forte impatto simbolico. Quasi a ribadire la permeabilità dello spazio e a sottolineare l’importanza delle trasparenze, si hanno le intromissioni della cantante-narratrice (Silvia Schiavoni) che si inserisce nelle vicende, dialogando col canto e con il corpo, con i diversi personaggi, divenendo essa stessa parte integrante della coreografia. Un discorso a parte andrebbe fatto in relazione alle tecniche usate nella costruzione delle coreografie. Esse si contaminano col retroterra culturale di Nuria Sala Grau (il Minotauro), la danza indiana Barata Natyam, per passare senza soluzione di continuità attraverso molteplici e rielaborati influssi nei movimenti di Flavia Bucciero (Arianna) che vivono sia del ricordo di danze indiane, sia di quelle mediterranee e che rimandano, per la particolare plasticità a raffigurazioni presenti in antichi vasi micenei.… “

Antonio F. Di Stefano, Il Grande Vetro, ottobre-novembre 1999