Il Tirreno

“La caduta degli angeli”

“Lo spettacolo usa la suddivisione in scene per la narrazione di un percorso che nasce sia da riflessioni sulle Sacre Scritture, che sul “paradiso Perduto” di J. Milton ed infine dal “Cahier de Rodez” di A. Artaud. La gestualità danzata nasce e si fa forza nella musica (Eugenio Colombo al sax e al flauto) e Michele Rabbia (percussioni) che spingono fino alle più virtuosistiche conseguenze gli imput gestuali dei danzatori. Si mescolano di continuo influssi jazz, musiche indiane, atonalità libera, creando senza soluzione di continuità atmosfere dolci, rabbiose, dubbiose, eteree, in un generale e continuo scambio con i disegni geometrici luminosi, ideati con grande efficacia (giocati nelle sfumature del giallo) e le immagini videoproiettate di L. Patalano. Il linguaggio sviluppa inoltre gli antichi temi degli elementi primordiali (aria, acqua, terra, fuoco) non facendone ovviamente materia di studio monografico, ma proponendoli, suggerendoli o facendosi ispirare, e perciò viventi in un tessuto di visibilità e non visibilità, come in un velato gioco di trasparenze . Il tutto creando (…) un moto continuo ascensionale e discensionale come gli angeli in perpetua tensione tra cielo e terra“

Antonio F. Di Stefano, Il Tirreno, 28 novembre 2000